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Barcellona 13.06.08 - 01 PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
sabato 19 luglio 2008

Nebbia, questa è la prima cosa che vedo aprendo la finestra, la nebbia il 13 Giugno a Roma sembra uno scherzo, un'alba livida come non ne vedevo da tempo e gli autobus che la tagliano con i loro fari, le 5.30 del mattino sulle strade si svolge una battaglia campale; i bus che hanno finito il servizio notturno tornano ai depositi e quelli che devono iniziare quello diurno vanno a prendere servizio, contemporaneamente le ultime corse della notte si accavallano con le prime del giorno e così è tutto uno sfrecciare di mezzi pesanti.

Il mio passa alle alla fermata 05.40, sono l'unico passeggero, arrivo al binario qualche minuto prima del treno che appare, due occhi gialli nella bruma, di lì a poco, i 55 minuti fino a Fiumicino li passo leggendo il giornale razziato in Stazione. Alle 07.01 sono davanti al check-in, con 39 minuti di anticipo, quindi con ben due ore e quaranta al decollo, per fortuna Fiumicino è grande, quindi fatto il chek-in mi butto in libreria e dopo accurata scelta acquisto Madame de Maupin, si rivelerà un portentoso sonnifero.

Imbarco, sequenza di decollo, rullaggio. Quando l'aereo stacca e ti da quella strana sensazione di repentino strappo dalla gravità, spero che i sette mesi senza voli (con rinuncia a Bilbao, Valencia e Chicago) siano serviti e mentre lo penso sento il pilota che urla nel microfono "WE GO ! GO VUELING GO !". Attimo di stupore generale e poi altrettanto generale risata. Il cielo azzurro si stende tutto intorno e ci accompagna fin negli ultimi minuti di discesa, quando uno strato di nuvole decisamente tenace ci regala qualche sobbalzo di troppo.

L’Aeroporto di Barcellona non lo riconosco più, è tutto cambiato, lavori ovunque, gru che proiettano ombre inquietanti, impiego qualche minuto a trovare la metropolitana, faccio al volo il biglietto alla macchinetta automatica e salgo un istante prima che parta, considerando che ne parte una ogni mezzora sono stato fortunato, scendo a Saints dopo circa 10 minuti e prendo la Linea 3 in direzione Canyelles, altri 20 minuti e scendo a Mundet, non mi è difficile trovare l’Albergo, proprio in cima alla collina alle spalle del Velodromo.

In realtà non è un vero albergo ma una Residencia Universitaria, comunque mi piace, ha una grande sala comune con macchinette distributrici di snack e bibite, una patio esterno con sedie ottimo per fumate rilassanti ed un bel prato con gatti. Il tempo su Barcellona è coperto ma la temperatura è buona, decido di fare un giro in città visto che mancano almeno due ore all'arrivo di Cinzia ed Enzo, ma quando esco dall'albergo, dopo duecento metri mi scontro con un muro di scirocco impenetrabile, ripiego sul fortino che si trova appena dietro il Velodromo e decido di tornare in albergo.

Riavutomi dallo shock termico rinuncio definitivamente alla visita in centro e mi avvio a visitare il quartiere dove si trova l'albergo, un quartiere nuovo, fatto di palazzi puliti e tirati a lucido, tutto molto bello ma anonimo, me ne torno in albergo, mi siedo nel patio con un Henry Wintermans ed attendo. Dopo circa un'ora arriva la telefonata, scendo alla fermata della Metro a recuperare i Toscani.

Riunito il gruppo Tosco/Romano, intorno alle 18.00, ci muoviamo verso il centro, la linea della Metro che si prende vicino all'albergo è diretta, scendiamo a Plaza de Catalunya e ci incamminiamo per la Rambla in direzione del Porto. Personalmente non ho mai amato molto questa via che invece è considerata una sorta di Polo Attrattivo di Barcellona, l'ho sempre considerata una trappola per turisti, bancarelle, venditori di animali, giornalai estesi per decine di metri, negozi di souvenir ogni cinque metri, ristoranti dai grandi prezzi e poca qualità, senza contare l'alto tasso di borseggiatori. ¡ Cuidado con los carteristas !

La nostra meta si trova a circa metà Rambla, poco oltre la fermata della Metro Liceu e del Mosaico di Mirò, in un vicolo laterale si apre la magnifica Placa Reial, una piccola oasi nella confusione, portici che corrono lungo il perimetro con graziosi caffè e negozi più in tema e meno internazionali, su uno dei lati, in un angolo, c'è un portone anonimo, che più anonimo non si può e su uno stipite è attaccato un cartello in semplice alluminio con inciso "Barcelona Pipa Club - Principal", un citofono, suoniamo e di lì a pochi secondi la serratura elettrica scatta distintamente, timidamente spingiamo il portone.

Dinnanzi ci si parano della scale strettissime, gradini consunti dal tempo, una ringhiera in metallo non necessariamente stabile, ci inerpichiamo superando pianerottoli microscopici, ho sempre più la netta sensazione di stare salendo le scale della vecchia casa di mia zia a Palermo, poi d'improvviso su un pianerottolo non più grande di altri una porta aperta, dentro un gran vociare, entriamo in punta di piedi e ci troviamo nel cuore del Barcelona Pipa Club, un appartamento intero adibito a Club, il primo luogo che incrociamo, a sinistra dell'ingresso è il Bar con tanto di tavolini e di barman vero.

In una sala poco oltre un grazioso salotto con poltrone e camino, molto londinese, con le finestre che affacciano sulla piazza ed oltre ancora, incredibile a dirsi, un teatro, un ampia sala con tavolini e sedie che può ospitare non meno di quaranta persone ed in fondo un palco vero e proprio, con tanto di orchestrina jazz che suona. Sui muri appesi manifesti di gare ed eventi, quadri con pipe, immagini di Sherlock Holmes. Il tutto è pervaso da luci soffuse e pareti rossicce che danno molto l'atmosfera di Uno Studio in Rosso. Improvvisamente da una porta appare l'inconfondibile sagoma di Toni Pascual.

Ci intratteniamo fumando e chiacchierando in una lingua qualsiasi, sembra che ognuno parli la propria e capisca perfettamente quella degli altri, in un angolo c'è anche Brian, il Presidente della Federazione Inglese, scambio due parole con lui e noto con piacere che sul suo gilet, tra le molte, spicca la spilletta della Legio. Intanto il tempo passa quasi senza accorgersene, da una stanza spunta anche Augusto, del Pipa Club di Fermo, Cuoco Eccelso della Contrada Fiorenza con moglie e figlio, Pascual ci informa che gli italiani saranno suoi ospiti a cena.

Ad una certa ora seguiamo Pascual fuori dal Club, la sua macchina è parcheggiata proprio sulla Rambla, ma siamo troppi per una vettura sola, ferma al volo un taxi, ci fa salire ed al tassista da un'istruzione molto semplice: "Mi segua !".

Ci inoltriamo nello scorrevole traffico barcellonese, dopo alcuni minuti una sagoma familiare, alla nostra destra appare l'Arco di Trionfo e dietro di esso la macchia verde del Parc de la Ciutadela, passiamo oltre fin quando Toni si ferma ad attendere la moglie mentre il nostro tassista scende al volo per vedere in un bar come sta andando la partita Olanda-Francia, ripartiamo, facciamo il giro di una grande piazza per constatare che il Ristorante dove Toni voleva portarci ha una fila sul marciapiede da fare impressione, si passa oltre e si cambia strada.

Il palesarsi in lontananza di molti alberi di piccole imbarcazioni mi da l'idea che stiamo andando verso il mare, ipotesi avvalorata quando passiamo accanto alla Estacio de Franca, siamo arrivati alla Barceloneta, una svolta e ci infiliamo dentro, le macchine si fermano, scendiamo al volo e veniamo indirizzati verso un Ristorante abbastanza vuoto, Paco Alcalde, nel retro ci attende una saletta riservata solamente per noi, aria condizionata e fumo libero, un piccolo paradiso creato apposta per noi, una tavolata già pronta e di lì a poco del vino scelto appositamente per noi da Toni.

Di qui in poi è tutto un trionfo di piatti, prima l'immancabile Jamon e del Salame, poi i frutti di mare, i calamari, i cannolicchi, le telline ed infine la paella de marisco. Nel frattempo abbiamo contattato Vilma che è appena arrivata, è in taxi diretta all'albergo, passo il telefono a Toni che spiega direttamente al tassista dove deve portarli dopo che hanno sbrigato le pratiche di accettazione in albergo, alla fine arrivano anche loro, giusto in tempo per ripulire il padellone della paella e darsi ai dolci ed all'orrujo, che da queste parti non manca mai, anche se non ho mai più ritrovato quello Rosa di Martin.

E' quasi l'una quando ci salutiamo con Toni ed a piedi ci dirigiamo verso la fermata della Metro, passando davanti a decine di ristoranti che ancora cercano di attirare dentro i clienti, la Barceloneta sembra nell'ora di punta, pedoni e macchine ovunque, i piccoli panfili ormeggiati ondeggiano appena, la cosa tragica è che ogni venti metri si sente qualcuno parlare italiano, noi facciamo finta di niente e tiriamo diritto, il venerdì ed il sabato la Metro a Barcellona chiude alle due, prendiamo la L4 e poi la L3, i venti minuti di Metro servono a qualcuno per riposarsi, la giornata è stata stancante, scendiamo a Mundet.

La stazione è vuota, l'enorme galleria che sottopassa la Ronda de Dalt è desolatamente vuota, d'altra parte questo è un quartiere normale, non un centro turistico, le poche centinaia di metri, in salita, che ci separano dall'albergo sono l'occasione per smaltire qualche tossina della cena e predisporsi ad una fumata nel giardino, magari una sbirciata ai computer della hall per vedere se in rete c'è qualche novità ed alla fine tra una sigaretta ed una pipata si fa presto a fare le due del mattino. Quando salgo mi accorgo che devo ancora aprire la valigia, cosa che faccio quasi dormendo.

Una rapida doccia e poi a dormire, l'appuntamento è per il giorno dopo, alle 08.30 in sala colazione, poi ci muoveremo verso il luogo designato per esposizione, pranzo e gara, il Ristorante Cinese Rio Azul in Balmes 92, Fermata L3 Diagonal.

 

Il seguito --->

Ultimo aggiornamento ( mercoledì 23 luglio 2008 )
 
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