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Il Colore delle Notti di Luna Piena PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
giovedì 05 aprile 2007

Era quella la notte, la notte che aspettava da tempo, la notte che, ne era sicuro, avrebbe dato un senso alla sua vita. Quella notte aveva il colore dei suoi occhi, il colore delle notti di Luna Piena, il colore puro dell'immensità.

Il cielo ed il mare si confondevano all'orizzonte e solamente una sottile striscia argentea scopriva di quando in quando il confine. Nulla se non il rumore monotono e ritmato della risacca disturbava l'oscurità, un refolo di vento improvviso e fugace sollevò qualche granello di sabbia ed una foglia, che per un attimo lambì la Luna, ricadendo poi nell'oblio dal quale era venuta. Era quella la notte, ne era sicuro. La notte in cui lei sarebbe tornata.

Era pulita la notte, niente nuvole, le stelle ordinatamente disposte e la Luna; spandeva i suoi raggi dando ad ogni cosa un colore particolare, magico.

Qualcosa si mosse nel cielo, una piccola scia di luce solcò l'infinito e cadde nel mare, una stella cadente. Doveva essere lei, doveva. Sentiva che non gli restava molto tempo, quarantacinque anni sono lunghi da trascorrere, sono lunghi aspettando, ma adesso non poteva più attendere, quella notte per lui sarebbe stata forse l'ultima e quella doveva essere la notte giusta, non era sicuro di poter vivere un'altra luna, non sapeva se avrebbe potuto aspettarla ancora. La piccola stella era sparita lontana nel mare, avrebbe impiegato un pò a raggiungere la riva ma mancava ancora molto all'alba, poteva permettersi di sperare.

Ogni giorno rivedeva il suo volto in quella foto appesa al muro, il suo bel viso triste e radioso ed ogni volta non poteva fare a meno di pensare all'ultima occasione in cui l'aveva vista: le sue fattezze delicate, i suoi lineamenti dolci, i capelli biondi sciolti sulle spalle, l'espressione serena di chi aveva fatto della gioia di vivere un modus vivendi irrinunciabile, un sorriso appena accennato, la pelle rosea nonostante tutto, un attimo prima che la bara fosse chiusa.

In quasi mezzo secolo quelle due immagini non lo avevano abbandonato mai. Aveva sempre rifiutato l'idea della sua morte, lui che non aveva mai veramente creduto nell'esistenza di un seguito alla vita corporea non aveva trovato altro che aggrapparsi a quella che riteneva solo una diceria, non poteva neppure pensare di prendere in considerazione l'ipotesi che lei fosse finita, che tutto ciò che rimanesse della sua musa fosse un nome su una lapide ed un mucchio d'ossa. La vita doveva necessariamente nascondere qualcosa di più, lei era troppo bella e perfetta da non poter accettare l'idea che fosse svanita. Lui credeva che un uomo sopravvivesse alla sua morte attraverso le sue opere, un artista attraverso le sue arti, e qualsiasi uomo attraverso la sua progenie. Ma lei era morta troppo presto, non aveva avuto tempo di lasciare traccia di se, si era veramente dissolta nel nulla ? No, non lo credeva, e per questo la aspettava ad ogni luna, sulla loro spiaggia, aspettava che la notte assumesse il colore dei suoi occhi, di quegli occhi che lo avevano stregato, ed era sicuro che quando il colore fosse stato giusto sarebbe apparsa, per spiegargli i misteri dell'eternità.

E quella notte il colore era giusto.

Allorché‚ vide qualcosa muoversi nelle acque non seppe dire quanto tempo fosse passato, si era perso nei suoi pensieri, la vecchiaia e la stanchezza avevano fatto il resto.

Apparve come in un sogno, uscì dai flutti fresca e giovane come il giorno in cui l'aveva lasciato, si passò le mani tra i capelli strizzandoli com’era solita fare, il corpo perfetto scolpito nella carne, con il suo bikini rosa. L'aveva attesa per quarantacinque anni ed adesso che la vedeva avvicinarsi sentì la saliva sparirgli e la voce strozzarsi in gola. Era un miraggio? La sua mente stanca, ottenebrata dalla malattia gli stava mostrando ciò che avrebbe voluto vedere o si limitava a registrare una realtà?

Stese meglio sulla sabbia il suo asciugamano preferito, quello che aveva conservato gelosamente, quello che aveva steso ad ogni luna. Avanzò leggiadra nella sabbia senza lasciare impronte, il suo corpo senza peso si sdraiò accanto a lui senza dire nulla. Avrebbe voluto farle tante di quelle domande, per ogni giorno d’attesa aveva una domanda diversa, eppure non sapeva cosa dire, aveva paura di parlare, paura che quella visione sparisse tra i flutti della razionalità. Decise che non avrebbe fiatato, sarebbe rimasto lì a contemplarla incredulo. Se lei avesse voluto dire qualcosa l'avrebbe ascoltata.

Un improvviso bagliore annunciò i primi raggi di Sole, il colore del cielo era ormai impuro e la sua splendida visione era destinata a sparire definitivamente.

Neppure quando la vide alzarsi per riprendere la via del mare seppe cosa fare, aveva atteso così a lungo quel momento e tutto stava per sfuggirli di mano, stava per perdere l'occasione della sua eternità. Scattò in piedi che già l'acqua le lambiva le caviglie, la chiamò ma quel nome non uscì dalla sua bocca, non era in grado di emettere suoni ma lei si girò e si rese conto che avrebbe potuto comprenderla solamente guardandola. La avvicinò, sfiorò la sua guancia e rimase sorpreso nel sentirla calda e morbida, accarezzò i suoi capelli e la guardò negli occhi alla ricerca di una risposta, in quegli occhi blu che avevano catturato il colore delle notti di Luna Piena; gli apparvero come due oblò aperti sull'universo, vide stelle e pianeti muoversi velocemente, tutta una serie d’immagini incomprensibili quasi lo stordirono ed inaspettatamente credette di comprendere la legge unica del creato.  Senza un perché‚ si girò a guardare la spiaggia e si vide esanime sull'asciugamano, era morto, senza rendersene conto. Si guardò le mani incredulo, erano lisce e chiare come un tempo, niente rughe né macchie.

E lei parlò !

"Solo la morte avrebbe potuto spiegarti ciò che la tua mente chiedeva, sono tornata per portarti via con me."

"Dove andiamo ?" - chiese, ma non gli importava sapere la risposta.

Ovunque fossero andati, là c'era lei.

Non avrebbe avuto bisogno di altro.

Roma 28 Gennaio 1996
 

Ultimo aggiornamento ( giovedì 05 aprile 2007 )
 
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