Menu Content/Inhalt
Home arrow Viaggi arrow Spagna arrow Barcellona 15.06.08 - 03

Statistiche

OS: Linux h
PHP: 5.2.17
MySQL: 5.0.96-community-log
Ora: 02:31
Caching: Disabled
GZIP: Disabled
Utenti: 173
Notizie: 612
Collegamenti web: 6
Visitatori: 2153171

Counter

Start at 25.07.2007

Barcellona 15.06.08 - 03 PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
giovedì 31 luglio 2008

Metabolizzata l'idea e riavutosi abbastanza dai postumi della serata precedente si ripete il sacro rito dei Biglietti alla Macchinetta Automatica alla Stazione Mundet, intanto Enzo, Cinzia ed io che abbiamo il solito biglietto da dieci siamo già oltre le barriere ad aspettare, si procede rapidamente verso la Fermata Lesseps con la ferma intenzione di visitare il Parc Guell e quindi si ripete il Sacro Rito dell'Acquisto . Giunti a Lesseps rimango decisamente stupito appena messo fuori il naso dalle scale mobile della Metro, la Piazza de Lesseps è sconvolta da una serie di lavori di riqualificazione, gli stessi identici che avevo già incontrato nel Settembre 2004.

Scoprire che in 4 anni non è praticamente cambiato nulla mi sconvolge, mi sembra per un attimo di essere in Italia. Anche se la prima volta che andai a Parigi, nel 1989, trovai delle transenne di lavori in corso al Trocadero e continuai a trovarle senza sosta fino al Marzo 2007. Comunque i circa 1200 metri che separano la Fermata della Metro dall'Ingresso del Parc Guell vengono percorsi in 42 minuti, un tempo, per i miei standard, indegno. Nonostante la giornata calda e grigia l'ingresso (gratuito) del Parco è affollatissimo, sembra che tutti i turisti di Barcellona si siano riversati qui proprio stamattina.  

Il Parc Guell è un fallimento di successo. E' una realizzazione dell'architetto Antoni Gaudí Il periodo della sua realizzazione va dal 1900 al 1914. Doveva essere all'origine come le città-giardino inglesi che il suo mecenate, Eusebi Güell, gli aveva chiesto di costruire su una collina (El Carmel) a nord della città. Il progetto prevedeva alloggi, studi, una cappella ed un parco, in tutto 60 case, ma solo un lotto fu acquistato e solo due case furono completate. In una delle due abitazioni già edificate, si trasferì lo stesso Gaudí con il padre e la figlia della sorella e ci rimase fino al trasferimento definitivo nel cantiere della Sagrada Familia. La città di Barcellona lo acquistò nel 1922 e lo trasformò in parco pubblico.

Nel suo stato attuale il Parco è esattamente un Parco, con viali, viottoli, strade, stradine, scale e scalette, ogni tanto si incrocia una qualche strana costruzione, sia essa un Ponte od una Casa e man mano si ascende alla vetta da cui si domina la città, l'ascesa è dura per le gambe non allenate e molti mostrano i segni della fatica, ma alla fine si guadagna la cima, per scoprire che non c'è più l'ultimo sperone su cui si saliva, sostituito da una spiazzo dove un tizio vende bottigliette di acqua gelida e qualche panchina da momentaneo ristoro ai viandanti. 

La sosta è d'obbligo, sia per riprendersi dallasalita sia per ammirare il panorama che si stende a 360 gradi, davanti a noi Barcellona, fino al mare e dietro di noi le alture che fanno da base alla Torre de Collserola ed al Tibidabo. Tra una cosa e l'altra l'ora si fatta avanti e quindi, anche se molto lentamente, si riprende il cammino per scendere sullo spiazzale che ospita la famosa panchina a serpente decorata mosaico, dove i turisti si siedono più per disperazione che altro, ed altre strane formazioni derivanti dalla mente di Gaudi.

Espletata anche questa funzione si scende dunque a valle, riacquistata la lucidità, si ripercorre il tratto fino alla Fermata Lesseps, si incrocia un gatto dall'aria ferocissima ed alquanto bruttino e tra una cosa e l'altra è quasi ora di pranzo.

 

Placa de Catalunya, ora di pranzo, l'idea è quella di un panino rapido per continuare l'escursione, qualcuno però non è d'accordo, il Conte non intende mangiare se non al Ristorante e senza por tempo in mezzo si infila nel primo che trova, dove il cameriere più spagnolo ha la faccia da coreano, l'impressione non è delle migliori, ma si è già seduto, Matteo ed io decidiamo di disertare, a questo punto preferiamo un panino da MacDonald, più economico, più rapido, più sincero di un ristorante finto spagnolo in pieno centro.

Come da programma Matteo ed io abbiamo fino il pasto quando gli altri sono ancora alle prime portate, quindi ci prendiamo un caffè e facciamo una passeggiata lungo la Rambla, ribadisco l'impressione che ho sempre avuto: trappola per turisti. Finalmente i pranzati escono dal ristorante e possiamo fare due passi, ma sono stanchi, appesantiti dal cibo, non hanno voglia di camminare, a malapena riusciamo a trascinarli fino a Gimeno con il miraggio di acquistare i tabacchi, ma il tragitto, un paio di centinaia di metri, è un calvario. 

Gimeno è sempre uguale a se stesso, una via di mezzo tra la tabaccheria di lusso ed il negozio di souvenir, purtroppo, come in tutti i tabaccai di Barcellona, la fornitura è abbastanza scarsa per i nostri gusti, ci sono Borkum Riff e Mac Baren a profusione ma poco altro, un po' di Apolo, del Balkan Stanislaw e molti sigari però di livello non eccelso, comunque faccio una spesa di una ventina di euro di sigari, quanto mi basta per andare avanti un mesetto circa con l'equivalente italiano di una spesa di tre emsi.

Usciti da Gimeno qualcuno si rifiuta di procedere, la stanchezza, dovuta sicuramente anche al pranzo eccessivo, lo attanaglia, è necessario tornare in albergo, quindi prendiamo la Metro a Liceu e facciamo rotta sull'albergo, la giornata è comunque giovane e ci sarà tempo di fare altro, arrivati in albergo alle 14.40 ci diamo appuntamento per le 16.00 nella Hall e tutti giulivi ce ne andiamo nelle nostre camere. Alle 16 però nella Hall non siamo tutti, mancano il Conte e Vilma, Matteo prova a cercarli ma Vilma non risponde al cellulare e del Conte non sappiamo neppure la camera. 

L'attesa si protrae fin verso le 17.00 quando finalmente entrambi appaiono come niente fosse, ma a questo punto il pomeriggio è andato e la visita al Montjuic non è più possibile, l'ora di ritardo non la rende possibile, è necessario riprogrammare e quindi decidiamo di andare al Mare Magnum, beffa delle beffe, bisogna prendere la  Metro e scendere a Liceu, la stessa fermata alla quale siamo saliti due ore prima, della serie come buttare tempo e biglietti della Metro.

Andiamo al Mare Magnum, una specie di enorme centro commerciale galleggiante costruito nella darsena tra il Porto Vecchio e quello Commerciale e passeggiamo stancamente lungo la Rambla in attesa dell'ora di cena.

Cena alla Xaica, questa volta con baccalà alla llauna e per il Conte una specie di torta con salsa di sangue di Romulano e poi si parte per la passeggiata notturna lungo il Passeig de Gracia, la Diagonal, fino alla Sagrada Familia, una Barcellona by night che ancora una volta mi stupisce per la desolazione del percorso che ci vede praticamente da soli, evidentemente è roba da viaggiatori, non da turisti, ma noi andiamo tranquilli fino alla Sagrada Familia, l'opera più famosa di Gaudì ed allo stesso tempo la più incomprensibile.

Il Passeig de Gracia è sicuramente una delle passeggiate più belle di Barcellona, ma di notte, per i turisti, perde quel fascino perverso dell'attrazione e diventa una strada di scorrimento, semplicemente questo, le creazioni di Gaudi di notte non sono accessibili, ma sono meravigliosamente illuminate e rendono molto di più che alla luce del giorno perché perdono quell'aurea di irrealtà ed allucinazione per assumere contorni, ombre e luci fiabesche, rientrando se non nella normalità nel novero dell'accetabile, anzi affascinante, e così la Casa Battlo, assurda di giorno, di notte assume movenze quasi sensuali e non diverso è l'effetto della notte sulla Pedrera. 

Proprio in fondo alla Diagonal, dopo camminata non lunga per alcuni devastante, appaiono le guglie della Sagrada Famiglia illuminate da una luce grigiastra e mortificante e scopriremo poi di una potenza mostruosa, la passeggiata volge al termine e sul piazzale della Sagrada, deserto, perché anche in questo caso i turisti non possono saltare sopra l'attrazione e dunque la snobbano, ci gustiamo qualche minuto di meritato riposo prima di avviarci proprio sotto la Chiesa per capirla meglio.

Ripartenza, sempre dalla Fermata Mundet della L3, Destinazione Placa de Catalunya, alla ricerca di un luogo dove cibarsi alla Mediterranea dopo il pasto cinese. L'auspicio è quello di trovare un ristorantino locale non da turisti dove si mangi bene e si spenda il giusto, a posteriori bisogna dire che la missione è riuscita, con un po' di intraprendenza e caparbietà. La prima operazione dopo avere raggiunto la meta è fare il giro della Piazza, visto che la fermata ci ha lasciati proprio davanti alla Rambla. Ricordavo che sulla Ronda Universitat si trovava un bel localino e voglio proprio provare a rintracciarlo.

Purtroppo quando vi passiamo davanti della Table du Pain non resta nulla, quello che era un Saloon è stato trasformato in un Ristorante Giapponese, che tristezza, proseguiamo diritti verso la Piazza dell'Università che è il Vertice del Triangle, cioè quel Triangolo formato dall'unirsi di due strade che partendo da due lati di Placa de Catalunya si incontrano proprio nella Piazza dell'Università, tra i lati formati da queste due strade c'è un vero dedalo di viuzze e qualcuno ne approfitta per la caccia alla dose di sigarette necessarie alla sopravvivenza. 

La soluzione del problema la troviamo in un viottolo il cui nome dirvi non saprei, alcune luci illuminano la strada, c'è l'ingresso di un locale, ma nessuna folla di turisti fuori, ci avviciniamo e troviamo un ristorante che si chiama Xaica, ci intrufoliamo, è pieno, ma sono tutti spagnoli, il che fa ben sperare, ci conducono ad un piano mezzo rialzato e partiamo con le ordinazioni. Sangria, Paella, vari piatti combinati. La scelta è stata positiva, si mangia bene ed i costi sono onesti, anche se con qualche piccola incomprensione.

Vilma, per motivi imperscrutabili, decide che vuole la paella più piccante e chiede al cameriere di portargli qualcosa di piccante, del pimiento, e quello ligio alla richiesta porta un piatto di pimiento, cioè di piccoli peperoncini verdi moderatamente piccanti, molto buoni però. Di lì a poco si presenta il classico venditore di paccotiglia assortita alla quale Vilma, come d'abitudine non resiste acquistando anelli ed occhiali luminosi ed alla fine il nostro tavolo sembra una specie di albero di Natale. 

Alla fine della Cena, dopo la Crema Catalana, ci viene servito l'immancabile orruco, alla cui vista Vilma quasi sviene, memore della passata esperienza Madrilena, noi lo beviamo senza ritegno direttamente sulla Sangria, che proprio una mano Santa non è alla fine, all'uscita del Ristorante qualcuno accusa il colpo, attirando l'attenzione dei passanti, ma per fortuna la via fino alla Fermata della Metro è breve.

Mezzora e siamo tutti in albergo, rapida occhiata alla stanza per scoprire che il trucco ha funzionato, di zanzare neppure l'ombra, ma prima di andare a dormire scendo nella hall a dare una sbirciata al forum.

Il seguito --->

Ultimo aggiornamento ( venerdì 08 agosto 2008 )
 
< Prec.   Pros. >

Avvertenze

Tutto quanto pubblicato in queste pagine, dai Testi alle Immagini, a qualsiasi altra cosa non sia esplicitamente indicata come usata in concessione deve intendersi coperta dal Diritto d'Autore del Titolare del Sito e non può essere utilizzata senza un'Autorizzazione specifica.

Sito ottimizzato per

IE 6.0 

 Opera 9.23 

 Google Chrome 1.0

 Mozilla Firefox 1.8
(con IE Tab)

Facebook