| Volver |
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2006, ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura e per la migliore interpretazione femminile (Penélope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Chus Lampreave, Yohana Cobo, Blanca Portillo). Il titolo Volver è spagnolo e significa Tornare e riassume il senso del film, nonché del tango da cui prende il nome. Raimunda e Sole, sorelle, abitano a Madrid ma vengono da un paese de La Mancia, dove vivono ancora la zia Paula, non molto autosufficiente, cui soprattutto Raimunda è molto affezionata, e una loro amica, Augustina. Un giorno Augustina telefona a Sole per annunciarle la morte della zia Paula. Sole chiama la sorella, la quale è però alle prese con un problema più urgente: la figlia, Paula, adolescente, ha ucciso Paco, marito di Raimunda, per difendersi da un tentativo di violenza. Sole si reca da sola a casa della zia, e Augustina le dice di essere stata avvertita della morte di zia Paula dallo spirito di Irene, la madre di Sole e Raimunda, morta in un incendio insieme al padre. Negli ultimi anni sarebbe stata lei a prendersi cura della zia. Di ritorno a casa, Sole scopre che la madre è tornata insieme a lei, nascosta nel bagagliaio dell'auto. Il film è un delizioso affresco di una Spagna nascosta e completamente ignota, forse in parte persino agli Spagnoli, una Spagna nascosta nell’immensità del suo spopolato territorio (la Spagna è grande il doppio dell’Italia ed ha poco più della metà degli abitanti dell’Italia). Diverso dagli altri film di Almodovar qui le protagoniste sono tutte donne, gli uomini sono solamente necessarie e fugaci comparse. Il pregio migliore del film è quello di nascere assolutamente reale per poi, con la ragazzina che uccide il padre che tenta di violentarla, trasformarsi strada facendo in una specie di fantasy, con il fantasma della madre che vaga per la casa di parrucchiera abusiva della figlia ed infine ritornare nel finale quasi noir con le rivelazioni che vengono fatte. Tuttavia la trama è così ben organizzata e la pellicola così ben girata che tutto scorre liscio e senza intoppi, senza fastidiosi salti nella sceneggiatura, senza cambi di marcia e senza trucchi, fino al finale che è sostanzialmente una ripartenza, una sorta di anello che chiude il film esattamente come era iniziato riportando tutti alla vita precedente, con qualche certezza in più e qualche dubbio in meno.
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