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Bilbao 07 - 24/26 Gennaio PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
martedì 14 agosto 2007

BILBAO

24/26 GENNAIO '07

 

Bilbao è gotica, grigia, fumosa, sonnolenta, metallica; soprattutto quest'ultimo aggettivo le si adatta particolarmente, è tutto un fiorire di acciaio lucente, piastre, rotaie, tubi, cavi, catene, ancore. Il Sole sorge tardi e cala presto, i Pirenei la stringono in un abbraccio avviluppante, il fiume che le scorre dentro è melmoso, quasi denso, oleosamente translucido. Il Golfo di Biscaglia, porta dell'Atlantico, la pone al riparo dai venti del Nord ma non dai suoi freddi, dalla pioggia gelida e penetrante, dalla neve candida che a tratti la ricopre di una coltre pulita che, se possibile, accentua ancora di più i suoi riflessi di acciaio e titanio. Un luogo dove tutto è ciò che appare.

Qui dimenticatevi la solarità violenta, quasi ostentata, di Barcellona o Valencia, scordatevi l'anima "sin dormir" di Madrid, Bilbao no es España, es Bilbao. Mi piace ! Ha la sfrontatezza di non essere uguale a niente altro che a se stessa, un po' come Roma. Il primo impatto è con la periferia, la Estacion de Bus di Basurto, devo arrivare dall'altra parte della città ma non è difficile, qui fa capolinea l'Euskotran, un proiettile color panna con modanature verde acido che è un pugno nello stomaco al mainframe di Bilbao, una scia di colore che, scivolando su lucide rotaie, costeggia il fiume da Basurto al Casco Viejo, il cuore antico di Bizcaia.  
 
Il tragitto da Basurto ad Arriaga dura 15 minuti, invariabilmente, il sistema scandisce i tempi al secondo, il computer di bordo comunica con i semafori che si predispongono al via libera, l'Euskotran non si ferma che dove e previsto e anche quando non ci sono passeggeri da far scendere o salire rispetta la fermata, i tempi sono prefissati, non si può sgarrare ne sul ritardo ne sull'anticipo. Piove di una pioggia fastidiosa, non copiosa ma urticante che mi accompagna fin da Roma. A Ciampino, a causa di una violenta grandinata durata ben 15 minuti decolli ed atterraggi sono stati interrotti e la fila di aerei in attesa si è allungata.

Il ritardo sull'orario previsto è di circa 40 minuti e quando si imbocca la pista per il decollo piove ancora e l'aereo in corsa solleva una nuvola di acqua vaporizzata che stando ancora a terra già sembra di volare tra le nuvole, per lasciarsi alle spalle Roma e attraversare lo strato nuvoloso che la sovrasta ci vogliono diversi minuti e quando appare il mare sotto di noi la costa è già sparita da tempo, arrivare sulla verticale di Alghero è un attimo e mentre mi godo un episodio si Star Trek con il mio DVD da viaggio sento il comandante che ci avverte che siamo sopra Barcellona, che dal finestrino, nel Sole del primo pomeriggio, appare come una macchia indistinta di colore.

Da qui in poi le nuvole la faranno da padrone e prima di rivedere sotto le ali un lembo di terra siamo già sopra la Navarra e sotto di noi appaiono le vette innevate dei Pirenei e dopo pochi minuti un solitario raggio di Sole illumina la verde Cantabria e ci lascia scorgere, all'orizzonte, un lembo dell'Oceano Atlantico, da qui in poi si balla. Sul Golfo di Biscaglia imperversa una tempesta, per atterrare a Santander dobbiamo attraversarla per forza, prendiamo tre violenti vuoti d'aria in rapida sequenza e durante l'ultima fase di avvicinamento un fulmine scoppia qualche decina di metri sotto l'ala, un bagliore azzurro ed uno schiocco accompagnano un improvviso colpo verso l'alto.

Purtroppo il ritardo in partenza è stato mantenuto e quindi ho perso il bus per Bilbao, il successivo è dopo un'ora, fatto il biglietto alla Stazione degli Autobus di Santander mi rilasso e mi concedo un cornetto, che come abitudine in Spagna mi viene servito in un piatto con forchetta e coltello, cosa che trovo sempre molto singolare. Ma la giornata è un pò così ed a causa delle cattive condizioni meteo anche il bus è in ritardo, arriva alle 15.10 e riparte alle 15.15, l'autostrada è trafficata e la velocità ridotta, il viaggio dura un'ora e mezza e quando arrivo al capolinea dell'Euskotran sono già passate le cinque del pomeriggio. Ho dubbi che riuscirò a concludere tutto il programma previsto, il pomeriggio è andato.
 
Mi ero ripromesso di visitare alcuni tabaccai tra quelli recensiti dal sito del Barcellona Pipa Club. Quello con la recensione migliore è Estanco Neguri, che si dice abbia disponibile ogni tabacco presente nel listino spagnolo, ma verifico subito che Neguri è un sobborgo residenziale che si trova 15 km a nord di Bilbao, lo si raggiunge con la Metro ma non mi va di farmi mezzora di metro e poi andare a cercare il tabaccaio, preferisco concentrarmi su quelli centrali, quindi dopo avere lasciato i bagagli in albergo esco ed a piedi mi dirigo verso l'Estanco Haller in Alameda de Urquijo 21, una strada a ferro di cavallo molto centrale. Dopo averla percorsa quasi tutta lo identifico e resto decisamente deluso.

Nonostante la T marrone che identifica la rivendita e la scritta Cava de Puros, fin da fuori dà l'impressione di un gioielleria, la vetrina in laccato bianco ed acciaio espone molti articoli per fumatori di gran prezzo, portasigari, tagliasigari, humidor e poche pipe, rinuncio e passo oltre. Nel frattempo si son fatte quasi le 20 e sebbene non sia abituato a mangiare così presto, non conoscendo le abitudini del posto ed avendo nello stomaco solamente un cornetto nelle 24 ore decido di rimediare prima che sia troppo tardi. Un panino al fast food della Stazione di Abando e la pratica è archiviata. Ora posso dedicarmi per il resto della serata ad un pò di turismo.
 
Passeggiare per le viuzze del centro ricorda da vicino certi centri del Sud Italia, il Decumano ed il Cardo di Romana memoria, strade che si incrociano sempre perfettamente e che compongono un reticolo fitto, un'unica variante la piazza, peraltro piccola, della Cattedrale, ovviamente Gotica ! Basta però attraversare il fiume Nervion per abbandonare la perfezione geometrica e trovarsi in un città diversa, a tratti spaziale. L'ascensore che sulla Gran Via porta alla Metro Abando, sbuca dal marciapiede, tutto acciao e vetro come un'enorme capsula di posta pneumatica, sembra uscito da Star Trek, così come l'enorme chiocciola in alluminio e plexigas che nasconde le scale per la Metro.

L'interno della Stazione è ancora più futuristico, sembra l'attracco di un avamposto ai confini dell'universo e quando un paio di ragazze con i capelli verde bottiglia e i vestiti da Day After appaiono dalle scale mobili la senzazione di veder d'un tratto spuntare un Klingon o un Romulano è fortissima. come primo giorno decido che può bastare, sono in piedi dalle 5.30, le 22 sono passate e comincio a sentire un pò di stanchezza, recupero la via dell'albergo e me ne vado a nanna sperando che la giornata che verrà mi concederà un tempo più clemente e qualche soddisfazione in più, su tutti i fronti, difatti la televisione mostra immagini di autostrade bloccate per neve.

La mattina inizia presto, il sonno REM è stato sufficiente ed alle 07.30 sono già fuori dall'Hotel e decido di dirigermi a piedi verso il Guggenheim, non so la strada ma ci vuole poco: basta seguire le rotaie del tram. La cosa che mi colpisce dopo pochi minuti è la strana sensazione di tranquillità che pervade la città, a Roma alle 07.40 del mattino gli incroci sono intasati e per salire su un mezzo pubblico bisogna essere disposti a qualsiasi nefandezza, qui invece tutto è silente, gli autobus semivuoti, poche macchine in giro, ancora meno persone, inoltre il cielo è nero, non come per un'alba nascente ma come per una notte fonda.

Tra un giro e l'altro arrivo alla fermata di Pio Barroja che sono da poco passate le nove, ma il buio è ancora fitto. Ho letto sull'opuscolo turistico che mi è stato dato in albergo che c'è un Museo Marittimo in città, i Musei del Mare e delle Ferrovie sono la mia passione. Sembra facile da raggiungere, scendo alla fermata Euskalduna e lo cerco, ma non lo trovo. La mappa lo indica in un punto della piazza dove non c'è nulla e solamente dopo diversi minuti noto una cosa curiosa: dal bordo del ponte che si innesta nella piazza appaiono delle casse in legno con scritto in nero BBK, la sigla dei Musei di Bilbao mi avvicino, getto l'occhio giù dal ponte e scopro che le casse impilate sono cinque e che sono l'insegna del Museo, che si trova sotto il ponte, e non accanto.
 
Scese le scale mi rendo conto che il Museo è ricavato nelle arcate del sottoponte e che la gru che ne sovrasta l'ingresso è esattamente quella riprodotta nella cartolina pubblicitaria. Una volta entrato capisco subito che il Museo sarà una delusione, i pezzi esposti sono pochi, i modellini oltre ad essere pochi sono anche abbastanza dilettantistici, nulla a che vedere con il Museo della Marina del Palais de Chatillon a Parigi, dal quale lo divide anche un altro fatto: lo strano divieto di fare foto, cosa che io non sapevo e che ho saputo in maniera traumatica quando una vigilante mi si è avvicinata mentre stavo fotografando un modellino.

La Signora, mano destra sul manganello e indice della sinistra puntato contro il mio naso, mi intima di non fare foto, le dico che le sto facendo senza flash, urla ancora di più che all'interno del Museo non sono consentite foto, peccato dal Museo della Marina di Parigi ero tornato con quasi 200 foto di modellini d'epoca. La cosa mi fa girare ancora di più le scatole quando mi giro e vedo davanti a me un bellissimo carboncino raffigurante un Capitano con la pipa in bocca, deluso ed infastidito me ne vado via senza proseguire la visita, di cui salvo un paio di foto di gigantografie che ritraggono la vecchia Bilbao di inizio Secolo, in piena era industriale.

Torno alla fermata Euskalduna, manca poco alle 11 del mattino e solamente ora mi ricordo di non avere fatto colazione, ne approfitto dunque per guadagnare il Corte Ingles vicino alla Stazione di Abando e salire alla Cafeteria per un café con leche, poi mi occuperò di cercare gli altri tabaccai. Uscito dal Corte Ingles mi imbatto in una scenetta molto in tema con la mia ricerca, un camion della Logista (distributrice dei tabacchi in Spagna) sta effettuando delle consegne. Proseguo lungo la Gran Via Don Diego Lopez de Haro dove al numero 24 dovrebbe esserci l'Estanco Alis. Supero il 23 attraverso la strada ma non lo trovo, mi giro e lo scopro nella via laterale, strana numerazione.

La Tabaccheria è gestita da due Signore, nelle vetrine esterne poca roba, qualche Peterson e niente più, dentro però c'è un walking humidor notevole con quantità industriali di sigari e sulla parete dietro il bancone una gran quantità di tabacchi, tra l'altro molti sono apparentemente assenti ma quando li chiedo saltano fuori dai cassetti come niente fosse. Le Signore sono molto gentili anche se rimangono un attimo perplesse quando chiedo il Balkan Latakia, che indico sullo scaffale, mi viene il dubbio che o è importato da molto poco o da quelle parti se ne vende molto poco. E' incredibile come basti poco per raggiungere un chilo di tabacco, un pò di 965 per un amico, un pò di Amsterdamer per un altro e la sporta si riempie.
 
Ormai si è fatta quasi ora di pranzo ma complice la colazione ritardata e la voglia di fare altri giri non ci faccio caso, torno all'albergo e prima di entrare mi infilo nel negozio Ufficiale dell'Athletic Bilbao dove acquisto, come mia abitudine, sciarpetta e cappelino della squadra, ora posso riportare l'intero bottino in albergo e riposarmi qualche minuto prima di riprendere la dura vita del turista. Dopo una breve pausa riprendo l'escursione in città, ho deciso di abbandonare la ricerca degli altri due tabaccai perché francamente non ritengo valga la pena sacrificare il poco tempo rimasto così vanamente, in fin dei conti il tabaccaio di riferimento l'ho già trovato e mi sembra sufficientemente valido.

Riprendo l'Euskotran e scendo ad Uribitarte, proprio dove si trova il singolare Ponte Zubizuri, lo attraverso perché voglio andare a prendere la Funicolare che si trova dall'altra parte del fiume e conduce ai Giardini di Artxanda in cima alla collina che sovrasta la città. Mentre passo sul ponte il ponte mi ferma a dare un'occhiata al lungofiume, che mostra un minimo di colore, almeno nelle facciate dei palazzi, ed al Guggenheim, singolare struttura che vorrebbe assomigliare ad un fiore che sboccia, alla facciata tutta ricoperta in Titanio è quanto di più triste si possa immaginare, neanche una nota di colore od una vibrazione artistica. 
 
Sarà che io per costituzione fisica in Musei come il Guggenheim ed il MOMA mi guardo bene dall'entrare. Me lo lascio alle spalle e per poche stradine dell'altra sponda del fiume raggiunga la Piazza della Funicolare, un quadrato ricavato a forza tra i palazzi. La Funicolare collega la città di Bilbao con il Monte Artxanda che la sovrasta, su questo Colle, zona residenziale, si trovano dei giardini ed una volta anche un Casinò. L'opera, realizzata negli anni '10, è stata completamente ristrutturata nel 1983 in seguito ad un'alluvione che distrusse la Stazione di partenza di Bilbao.

Il viaggio dura appena 3 minuti ma il dislivello superato è notevole, al punto tale che quando sono partito dalla Stazione bassa pioveva e quando sono arrivato alla Stazione alta nevicava. Il paesaggio è mozzafiato perché Bilbao si stende ai piedi del Monte e sicuramente, in una giornata limpida, lo sguardo può arrivare fino a Portugalete, sull'Atlantico, 15 km a Nord. Scatto qualche foto ma supponendo che il paesaggio notturno sia migliore di quello nebbioso del pomeriggio scendo di nuovo in città e mi concedo una crepe con funghi e prosciutto al Ristorante del Corte Ingles, dove c'è una sala fumatori di tutto rispetto !

Dopo cena ed una bella fumata nella Sala Fumatori del Corte Ingles riprendo la strada della Funicolare per dedicarmi a qualche foto notturna, l'atmosfera è decisamente particolare, la Piazza del Teatro di Arriaga sembra uscita da un presepe e la Stazione di arrivo della Funicolare appare spettrale nel cielo rossastro dell'ultimo Tramonto, le ombre che si allungano sui giardini innevati producono effetti sinistri ma è quasi nulla in confronto all'aspetto della Piazza della Funicolare quando scendo, nel buio della notte, nel lucido della pioggia, sembra l'ingresso della Batcaverna.

La mia visita a Bilbao finisce qui, contemplando dall'alto le luci della città ed il nastro argenteo del Nervion che la taglia nel mezzo, l'ultima funicolare è alle 22.00, ho il tempo di fumarmi la pipa davanti all'ingresso, sotto la grande vecchia ruota di sollevamento, che nella foto si intravede appena a sinistra del caseggiato. Ho deciso di non prendere l'autobus delle 11.30 consigliato dalla compagnia aerea poiché arriverebbe all'aeroporto di Santander alle 13.00, quindi appena 5 minuti prima della chiusura del chek-in, prenderò quello delle 9.30 che arriva invece alle 11 e mi lascia tutto il margine di tranquilità che mi occorre. Ma ovviamente le cose andranno diversamente.
 
Mentre rifaccio la valigia dalla televisione accesa arrivano immagini apocalittiche di autostrade bloccate per neve e colonne di macchine che procedono a passo d'uomo, rivedo la mia decisione e stabilisco che prenderò il bus delle 7.30, per evitare qualsiasi imprevisto, ma anche questa decisione verrà rivista poiché, la mattina successiva, in un eccesso di apprensione, mi trovo alla fermata del tram alle 05.55 pronto a prendere il primo convoglio delle 06.04 per Basurto, dove arrivo 15 minuti dopo, con tutto il tempo per prendere il bus delle 7. Tutto inutile. L'autostrada è sgombra, di neve nessuna traccia ed alle 9 sono alla Stazione dei Bus di Santander, con quasi 5 ore di anticipo sul volo.

Rapida colazione, bus per l'Aeroporto ed alle 10 sono già nel piccolissimo Aeroporto di Santander, mi faccio una fumata fuori della porta, completo il check-in ed in un modo o nell'altro arriva l'ora di partire. A differenza dell'arrivo ora il cielo è sgombro ed il viaggio è tranquillo, dura anche 20 minuti in meno dell'andata e rapidamente appare sotto di noi la foce del Tevere, poi un pezzo alla volta, nella luce dorata del tramonto, sfila tutta Roma ed alla Stazione di Ciampino, mentre aspetto il treno per Termini, appare nel cielo uno splendido, doppio, Arcobaleno.

Ultimo aggiornamento ( mercoledì 22 agosto 2007 )
 
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