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Il Civis Romanus PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
lunedì 17 settembre 2007
“Il mondo e’ vuoto dopo i romani”

Il grido di Saint-Just collima con la nostalgia di Rosseau: Roma Repubblica rappresenta l’unico esempio di organizzazione civica riuscita. Voltando le spalle alla modernita’ incalzante Rosseau aveva cercato, nel Contratto Sociale, di identificare le condizioni di societa’ civile, ma per lui questa doveva coincidere e si realizzava in un contratto politico che trasformava ogni uomo in cittadino, per Rosseau questi principi affondavano nel passato, l’eta’ aurea della citta’ sulle sponde del Tevere: il Civis Romanus !

La Repubblica di Roma ha sempre affascinato gli storici, fascino del successo, i suoi legionari hanno saputo conquistare ed unificare un territorio immenso, ancor piu’ immenso se misurato con i mezzi del tempo, un terzo del mondo allora conosciuto, la loro presenza ha costituito l’ossatura della moderna europa, un’immagine di grandezza che derivava soprattutto dalla sua politica, dall’organizzazione dei poteri, dall’eguaglianza dei diritti, i sussidi pubblici, le leggi agrarie.

Parte di questa fascinazione deriva sicuramente dalla lettura di Cicerone, Plutarco, Tacito, Livio, tuttavia essi scrivevano direttamente, o inconsciamente, per esaltare ed abbellire una realta’ che rappresentava l’eta’ dorata di una civilta’, esaltavano un mondo in cui prevaleva il virtuosismo civico e militare.

La questione in effetti e’ piu’ semplice: i romani erano cittadini !

Umili o potenti, governati da magistrati a tempo a da principi a vita, senza esitazione erano cittadini, e chiunque possedeva od acquisiva la cittadinanza romana era automaticamente romano, il popolo romano altro non e’ stato che la somma dei cittadini romani, non vi era distinzione a Roma tra popolo e cittadino e tale estensione arrivava a far si che un nato delle province, uno straniero, in qualsiasi altra civilta’, dal colore diverso, divenisse imperatore con il nome di Settimio Severo e che il suo figlio, nato a Lione, quindi fuori dalla cerchia muraria, da uno straniero, divenisse imperatore a sua volta. Roma era nei fatti una citta’ ed una civilta’ unitaria, dove il Civis Romanus era il fondamento delle istituzioni.

Nulla di nuovo, dunque, nei principi rivoluzionari del 1789, nei quali nazionalita’ e cittadinanza coincidevano quasi perfettamente, in maniera legittima i giacobini francesi sostenevano che l’evoluzione partiva dalla riconquista dell’antichita’ perduta, da quel civis romanus che unificava rendendo popolo una serie di popoli che si trovavano riuniti nella comune cittadinanza ad un impero che non poneva limiti.


Stella E. Del Prato
 
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